martedì 25 novembre 2008

La fattoria dei terroristi

Una enorme montatura poliziesca campeggia da alcuni giorni sulla stampa francese

Paolo Persichetti, Liberazione, 22 Novembre 2008

Una enorme montatura poliziesca campeggia da alcuni giorni sulla stampa francese. 9 giovani tra i 25 e i 33 anni sono stati messi sotto inchiesta e incarcerati dal giudice della sezione antiterrorista di Parigi con l’accusa di partecipazione ad una “associazione con finalità di terrorismo”, mentre 5 di loro si sono visti contestare alcuni atti di degradazione delle linee elettriche dell’alta velocità. Capi d’imputazione molto pesanti che possono arrivare a 20 anni di reclusione. La Società nazionale delle ferrovie aveva denunciato nei giorni precedenti diversi atti di sabotaggio. Nella notte tra il 7 e l’8 novembre alcuni ganci forgiati con tondini di ferro erano stati apposti sulle catenarie, i fili elettrici che alimentano la rete ferroviaria, provocando un vero e proprio stravolgimento del traffico con ritardi per 160 treni sulle linee del Tgv. Episodi che hanno suscitato enorme allarme al punto che il governo ha sospettato, visto il clima di tensione che si trascinava da giorni tra sindacati e direzione delle Ferrovie, un coinvolgimento dei lavoratori. Un clima di pesante sospetto si era diffuso verso le sigle sindacali più radicali, come Sud-rail e la stessa Cgt, al punto che le autorità hanno dovuto smentire la presenza di dipendenti tra gli arrestati.All’alba dell’11 novembre 150 agenti appartenenti ai diversi servizi antiterrorismo della polizia hanno fatto irruzione in un casale di campagna, una vecchia fattoria in località le Goutailloux, nel piccolo villaggio di Tarnac (350 anime), situato nel centro della Francia, più precisamente in Corrèze nella regione del Limousin. E in effetti, la vecchia fattoria in pietra da taglio messa sotto sorveglianza fin dalla primavera scorsa si trova proprio nel plateau des millevaches . Qui sono state arrestate 5 persone. Nelle stesse ore altre 15 sono state fermate nel resto della Francia, a Rouen, nella Meuse e a Parigi. In gran parte studenti universitari. Alla fine solo 9 di loro sono stati incriminati. Tra questi Julien Coupat, multilaureato, conosciuto a Parigi per la sua attività politico-intellettuale, «di formazione postsituazionista, ottimo conoscitore di Guy Debord», spiega Luc Boltanski, direttore di studi all’Ehss che l’ha avuto tra i suoi allievi. Componente alla fine degli anni '90 del collettivo che diede vita alla rivista Tiqqun , vicina al lavoro del filosofo Giorgio Agamben. Tra gli autori di un testo pubblicato anche in Italia da Bollati-Boringhieri, La teoria della jeunne-fille . Indicato come la figura trainante di quella che gli inquirenti hanno definito «cellula invisibile». La retata è stata subito presentata come un affare di Stato. Il ministro degli Interni, Michèle Alliot-Marie, in compagnia del presidente delle ferrovie, Guillaume Pepy, l’ha addirittura annunciata ai mezzi d’informazione. «Queste persone hanno voluto colpire le ferrovie perché sono un simbolo dello Stato e sapevano che i loro atti avrebbero suscitato un forte eco mediatico», ha spiegato alla stampa aggiungendo che i fermati appartengono ad una fantomatica area dell’ultra-sinistra «anarco-autonoma». Sullo stesso tono si è pronunciato il presidente della repubblica Nicolas Sarkozy, felicitandosi per i risultati «rapidi e promettenti» ottenuti dagli investigatori, salutando «l’efficacia e la mobilitazione» della polizia e della gendarmeria e in modo tutto particolare la nuova «Direzione centrale dell’informazione interna e della Sotto-Direzione antiterrorista», nati proprio dalla riforma dei Servizi di sicurezza da lui voluta. In effetti, questi arresti ultramediatici sembrano proprio un’operazione di marketing costruita appositamente per dimostrare l’efficienza e il successo di queste nuove strutture. L’inchiesta, infatti, nasce da lontano e solo all’ultimo momento sembra essersi interessata agli atti di sabotaggio realizzati sulle reti elettriche delle ferrovie. L’indagine parte da New York dove nella primavera scorsa l’Fbi ha segnalato ai Servizi francesi la presenza di alcuni dei giovani arrestati nella fattoria di Tarnac. Individuati nel corso di una manifestazione pacifista organizzata nel gennaio 2008 davanti ad un centro di reclutamento dell’esercito americano. Attività contro la guerra che non si capisce come possa essere accostata a comportamenti di natura terroristica, tali da richiedere uno scambio d’informazioni a livello internazionale. Dopo questa segnalazione, una inchiesta preliminare è stata aperta dalla procura nazionale antiterrorismo di Parigi. Da 11 mesi i movimenti attorno alla fattoria erano seguiti senza dare però alcun risultato. Una lavoro davvero frustrante per gli 007 dell’antiterrorismo che hanno dispiegato mezzi di controllo sofisticati. Il gruppo di giovani, che da alcuni anni si era ritirato nel paesino, coltivava l’orto, allevava capre, anatre, galline, insomma aveva deciso di mettere in pratica una forma d’esistenza che voleva darsi «i mezzi materiali e affettivi per fuggire la frenesia metropolitana e sperimentare forme di condivisione», ha spiegato a le Monde Mathieu B., 27 anni, uno dei fermati poi rilasciato. Alcuni di loro avevano rilevato il piccolo negozio d’alimentari del paese e organizzato un servizio di rifornimento degli anziani sparpagliati nelle diverse contrade e masserie della zona. Insomma un vero servizio sociale molto apprezzato dagli abitanti del posto e dal sindaco che aveva concesso al gruppo anche dei locali di proprietà del comune. Il loro arrivo aveva portato idee, entusiasmo ed aria nuova in quel piccolo angolo di Francia rurale, vivacizzandone anche la vita culturale. L’intera Tarnac si è infatti subito mobilitata in difesa dei ragazzi creando un comitato di sostegno che ha spiazzato le autorità. L’immagine dei cattivi, dei feroci terroristi che attentavano… all’orario dei treni si è presto sgretolata. Col passare dei giorni non sono emerse le prove schiaccianti promesse e il Dna tanto sbandierato. Nella fattoria, oltre ai polli e alle galline, sono stati trovati dei depliant della Sncf con gli orari dei treni… quelli che normalmente vengono offerti agli sportelli, delle scale del tipo presente in ogni domicilio familiare, materiale da arrampicata che molti dei ragazzi praticavano come hobby.
La piccola comunità discuteva, faceva politica, aveva contatti nel resto della Francia, in Europa e Oltreoceano, incontrava gente che la pensava allo stesso modo, partecipava a manifestazioni per i sans papiers e contro la banca dati Edwige ( vedi Queer del 5 ottobre 2008 ) e poi scriveva. Agli arrestati, e in particolare a Julien Coupat, viene attribuita la stesura di un pamphlet, L’insurrection qui vient , edizioni La Fabrique, che ha già venduto 10 mila copie (il testo è interamente scaricabile da internet, basta cliccare www.lafabrique.fr ) che polizia e magistratura considerano una sorta di manuale della sovversione.
E in effetti è proprio questo l’aspetto, oltre alla assoluta carenza di prove sui fatti contestati, che ha suscitato vive proteste nell’opinione pubblica, che ha differenza di quella italiana non è assuefatta ai metodi dell’emergenza antiterrorismo. «A partire da questo libro, ritrovato in alcune perquisizioni nella primavera scorsa - spiega l’editore Eric Hazan - sembra che ci sia stata una sorta di costruzione poliziesca del nemico interno». Giorgio Agamben su Libération ha denunciato la deriva legislativa che ormai assimila al reato di terrorismo ogni forma di opposizione sociale che si ponga in antitesi con i governi e le istituzioni e consente di attribuire la finalità di terrorismo ad attività come picchettaggi, occupazioni, boicottaggi o sabotaggi di merci e infrastrutture, ma appartengono alla lunga storia delle lotte sociali del movimento operaio. In Italia chi avrebbe avuto il coraggio di dire una cosa del genere. Per Maria Sole e Baleno ci fu solo silenzio.

Per scrivergli ed avere gli altri indirizzi:
Julien COUPAT : N° d’écrou 290173 42 rue de la santé 75014 PARIS

1 commento:

Anonimo ha detto...

attacco qui la petizione tradotta:

PETIZIONE

A SOSTEGNO DEI E DELLE 9 DI TARNAC


Una recente operazione, largamente mediatizzata, ha permesso di arrestare e incolpare nove persone attraverso la messa in opera della legislazione antiterrorista.


Questa operazione ha già cambiato natura: una volta stabilita l'inconsistenza dell'accusa di sabotaggio dei cavi elettrici, l'affare ha preso un tono chiaramente politico.
Per il procuratore della Repubblica, "il fine della loro impresa è di raggiungere le istituzioni dello Stato e di arrivarci con la violenza - Io ripeto con la violenza e non con la contestazione, che è permessa- per disturbare l'ordine politico, economico e sociale"

L'obbiettivo di questa operazione è molto più grande del gruppo di persone accusate, contro le quali non esiste nessuna prova materiale ma neanche nulla di preciso che possa essere a loro imputato.

L'accusa di "associazione a delinquere in vista di una impresa terroristica" è più che vaga: che significa una associazione e come dobbiamo intendere questo "in vista di" se non come una criminalizzazione dell'intenzione?

Quanto al qualificativo di terrorista, la definizione in vigore è così ampia che può essere applicata praticamente a qualunque cosa e possedere questo o un altro testo, andare a questa o un'altra manifestazione è sufficiente per cadere sotto questa legislazione d'eccezione.

Le persone incolpate non sono state scelte a caso, bensì perchè conducono un'esistenza politica. Hanno partecipato a delle manifestazioni - ultimamente a quella di Vichy, dove si è tenuto un poco onorevole summit europeo sull'immigrazione.

Loro riflettono, leggono dei libri, vivono assieme in un lontano villaggio.

Si è parlato di clandestinità: hanno aperto un negozio di generi alimentari, tutti li conoscono nella regione, dove un comitato di appoggio si è organizzato fin dal loro arresto.

Quello che cercano non è l'anonimato nè il rifugio, ma il contrario: un'altra relazione rispetto a quella, anonima, della metropoli.

Infine, l'assenza di prova diventa essa stessa una prova: il rifiuto degli accusati di denunciarsi l'un l'altro durante il fermo di polizia è stato presentato come un nuovo indizio del loro sfondo terrorista.

In realtà, questo affare è un test per tutti noi .

Fino a che punto accetteremo che l'antiterrorismo possa accusare chiunque quando meglio gli pare?


Dove si situa il limite della libertà d'espressione?

Le leggi d'eccezione adottate con il pretesto del terrorismo e della sicurezza sono compatibili a lungo termine con la democrazia?



Siamo pronti a vedere la polizia e la giustizia che negoziano la svolta verso un nuovo ordine?

La risposta a queste domande sta a noi darla, iniziando a chiedere la fine delle persecuzioni e la liberazione immediata di quelle e quelli che sono stati accusati per dare l'esempio.


Questa petizione è stata lanciata da Eric Hazan e dalle edizioni La Fabrique in merito alla questione dei 9 arrestati la scorsa settimana (i cosiddetti "terroristi" del Comité Invisible)
E' possibile firmarla con il vostro nome e la vostra qualifica (professione o assenza di professione, statuto o assenza di statuto) e reinviarla all'inidirizzo seguente: lafabrique@lafabrique.fr

Aiutateci a farla girare il più possibile



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http://www.soutien11novembre.org/

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grazie

urgence

http://www.urgence.splinder.com/